L’approccio con le ceramiche in fase di restauro, il rispetto della stratificazione storica dell’opera d’arte e l’immedesimazione con l’autore.
È molto personale l’approccio che si ha con un’opera d’arte in quanto il restauratore ha la fortuna e la bellezza di poter fisicamente entrare in contatto con l’oggetto, con il dipinto, in questo caso con le ceramiche.
Siamo dei medici delle opere d’arte, c’è prima una diagnosi che viene fatta sul “paziente”, in questo caso sull’opera d’arte che viene studiata nelle sue problematiche, nei difetti e in quello che è accaduto e quindi dobbiamo capire anche se è stata oggetto di un vecchio restauro, quindi se altre materie vi son state applicate e quindi si sono deteriorate oppure se sono in atto dei processi di degrado naturale, fisico. Una volta compresa la diagnosi, possiamo intervenire direttamente sulla materia per fissare, bloccare o almeno rallentare lo stato di degrado. Dopodiché avvengono, a seconda dei casi, gli incollaggi, le stuccature delle lacune, le ricostruzioni e sul finale, il ripristino pittorico quindi il rifacimento del colore simile all’originale.
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Potendo toccare con mano oggetti che sono sempre posti sotto vetrina, il restauratore ha questa fortuna di poter utilizzare il tatto e sentire la leggerezza dell’opera, analizzare come è stata fatta e, tenendola tra le mani per il periodo di restauro (generalmente un mese), si riesce a diventarne quasi l’autore. Quindi si va poi a studiare chi ha realizzato la ceramica, per capire la pennellata, lo stile pittorico applicato, perché poi come restauratori andremo ad intervenire proprio su quella pennellata, di quell’artista specifico e non possiamo inventare ma attenerci rigorosamente allo stile utilizzato dall’autore dell’oggetto che abbiamo tra le mani.
Mirko Bravi, ceramista e restauratore