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Cammei: gioielli senza tempo

Cameo in sardonice con due membri della famiglia imperiale, come Giove e Giunone. (Arte romana)

Cammei, gioielli preziosi il cui fascino non tramonta mai, sono oggi una delle più prestigiose espressioni artigianali d’Italia, in particolare della Campania.

Torre del Greco, cittadina sul Golfo di Napoli, è oggi la capitale della lavorazione dei cammei, una tradizione che tuttavia risale all’epoca della civiltà mesopotamica.

Ma scopriamo insieme come è nata la pratica di scolpire pietre preziose, semi-preziose o dure, e conchiglie per creare pregiati gioielli…

I cammei traggono la loro origine dai primi sigilli egiziani, risalenti al 3000 a.C. L’intaglio avveniva su materiali morbidi, come argilla o cera, per sigillare una lettera o un contenitore. Gli stessi sigilli erano però, già allora, indossati come amuleti o portafortuna.

Furono i Greci, nel 400 a.C., i primi ad impiegare i cammei come gioielli a fini ornamentali. Gli incisori greci lavoravano su pietre dure, preziose e semipreziose (il calcedonio, il diaspro, la corniola, il turchese e la malachite), selezionandole per colore e per capacità di filtrare la luce.

Ben presto i cammei conquistarono anche l’antica Roma. Anelli, orecchini, spille e medaglioni ritraevano divinità, eroi mitologici ed illustri personaggi storici. All’epoca di Augusto si può parlare di una vasta produzione di cammei, realizzata per lo più in pietre semi-preziose, come topazi e ametiste, o pietra sardonica.

Sardonice, ritratto di Augusto indossando l'egidia di Minerva

Con la decadenza dell’Impero Romano la loro produzione subì invece un forte declino e per tutto il Medioevo vennero utilizzati soprattutto per adornare reliquari, corone o scrigni con soggetti religiosi.

Dal Rinascimento in poi ci fu un nuovo interessamento al classicismo e i cammei tornarono nuovamente di moda e, da allora, il loro successo non è mai venuto meno.

Le conoscenze antiche sull’intaglio dei cammei furono gradualmente riscoperte. Si narra che un uomo di mare, proveniente dal golfo di Napoli, avesse cominciato ad incidere su conchiglie marine durante un lungo viaggio per mare. Iniziò così la tradizione dell’incisione su conchiglie con la loro tipica struttura a strati, necessaria per tale lavorazione.

E nella metà del XVIII secolo le esplorazioni permisero di scoprire nuove varietà di conchiglie, ancora oggi utilizzate. Tra queste le conchiglie della famiglia Cassis (la Madagascarensis o Sardonica del Madagascar e di color giallo-arancio, la Rufa della vasta area compresa tra l’Oceano Indiano e il Pacifico e di color rosso, la Cornuta dei mari tropicali e di color arancio) sono le più adatte all’incisione, in quanto la loro superficie è composta da due strati di colore nettamente distinti e consente di isolare perfettamente la figura a rilievo dal fondo.

Solo ai primi dell’ ‘800 si annovera la presenza dei cammei a Torre del Greco, ad opera di artisti romani, esperti nell’incisione su pietre dure. Sono riconducibili a quest’epoca anche i primi esperimenti per la realizzazione di piccoli bassorilievi dai frammenti di conchiglia, più facile da incidere.

Ascione e Antonio Mennella 1925, Museo Ascione.

Continua…

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